Festa 13 giugno
Antonio nacque come Fernando Martins a Lisbona, in Portogallo, nell’agosto del 1195. La sua nobile e ricca famiglia fece in modo che venisse educato alla scuola della Cattedrale, dove gli venne inculcata una profonda pietà religiosa.
All’età di quindici anni, Ferdinando entrò nell’Ordine agostiniano presso l’Abbazia di San Vincenzo, fuori Lisbona, dove studiò teologia, latino e Sacra Scrittura.
Fu dopo l’ordinazione sacerdotale che Ferdinando entrò per la prima volta in contatto con alcuni frati francescani che si erano stabiliti nei pressi del suo monastero.
Fin dall’inizio, Ferdinando fu fortemente attratto dallo stile di vita semplice ed evangelico dei frati. Tuttavia, solo quando giunse la notizia dei primi martiri del suo ordine – cinque francescani decapitati in Marocco – e Ferdinando vide i loro corpi mutilati, che erano stati salvati, essere sepolti nell’Abbazia di Santa Croce, ottenne il permesso di lasciare l’Ordine agostiniano e di unirsi ai francescani, dove ricevette il nuovo nome di Antonio.
L’esempio dei martiri lo ispirò a tal punto che egli stesso partì per il Marocco, sperando di diventare martire. Tuttavia, durante il viaggio si ammalò gravemente e fu costretto a tornare in Portogallo per recuperare la salute. Secondo i disegni della Divina Provvidenza, durante il viaggio di ritorno la nave deviò dalla rotta e approdò in Sicilia.
Dalla Sicilia si recò in Toscana, dove fu assegnato a un convento dell’ordine, ma poi fu destinato all’eremo campestre di San Paolo, vicino a Forlì, in Romagna, una scelta fatta dopo aver considerato la sua cattiva salute. Lì viveva in una cella ricavata da uno dei frati in una grotta vicina e trascorreva il suo tempo in preghiera privata e studio.
Un giorno, nel 1222, nella città di Forlì, in occasione di un’ordinazione sacerdotale, Antonio fu convinto a fare l’omelia. Il suo insegnamento della fede cattolica era così semplice ed enfatico che anche i più illetterati e innocenti potevano comprenderlo, e fece una grande impressione su tutti coloro che lo ascoltavano. Non solo la sua voce ricca e i suoi modi sorprendenti, ma l’intero argomento e la sostanza del suo discorso e la sua toccante eloquenza attirarono l’attenzione dei suoi uditori.
Tutti rimasero impressionati dalla sua conoscenza delle Scritture, acquisita durante gli anni di solitudine nell’eremo di Forlì.
Antonio era conosciuto in Italia come il “martello degli eretici”. La sua grande protezione contro le loro menzogne e i loro inganni in materia di dottrina cristiana era quella di pronunciare, con semplicità e innocenza, il Santo Nome di Maria. Tra le storie dei suoi rapporti con gli eretici, che non volevano ascoltarlo quando cercava di insegnare loro le verità e la gioia del Vangelo, c’è quella che racconta che un giorno era così frustrato dalla loro ostinazione che uscì. Antonio morì nel 1231, all’età di trentacinque anni, e fu canonizzato da papa Gregorio IX meno di un anno dopo. È stato dichiarato “Dottore della Chiesa” ed è particolarmente invocato come “Patrono degli smarriti”. La sua festa è il 13 giugno.